La salute in pillole

AL POLICLINICO GEMELLI DI ROMA APRE IL PRIMO AMBULATORIO PER LA CURA DEGLI ADOLESCENTI RISUCCHIATI DA INTERNET

   
diventa fan
07 nov. (Laura Tirloni)








Di Laura Tirloni


Tendono a isolarsi sempre più dalla società, chiusi nella loro stanza, dove passano gran parte della giornata, assorbiti dai videogiochi, dai quali faticano a separarsi anche solo per mangiare o dormire.



Stiamo parlando della dipendenza da videogiochi, una vera e propria patologia che interessa centinaia di giovani e risulta un fenomeno in evidente crescita.



Non a caso al Policlinico Gemelli di Roma, nel Gennaio di quest'anno, ha aperto il primo ambulatorio italiano specializzato nella diagnosi e cura di questa forma di dipendenza, ancora relativamente recente, ma da non sottovalutare, in quanto può condizionare fortemente la vita di questi ragazzi, che spesso arrivano ad abbandonare la scuola, gli amici, lo sport, fino a non avere quasi più una vita al di fuori delle quattro mura della loro stanza.



Nel nuovo Centro romano approdano giovani con problematiche di ritiro sociale, dipendenza da internet e psicopatologie legate al cyberbullismo.



Una volta a settimana, i medici e gli psicologi organizzano gruppi di ascolto e di confronto, nel tentativo di mettere in luce e gestire i disagi che hanno portato questi ragazzi a isolarsi dal mondo e a chiudersi sempre più in loro stessi, in compagnia dei videogiochi, che non rappresentano la causa del problema, bensì il mezzo attraverso il quale si esprime una sofferenza psicologica.



Purtroppo l'abuso dei videogiochi è in netto aumento. Tutto ha inizio come un semplice divertimento, legato alla loro stessa natura, in grado di regalare eccitazione ed emozioni forti.



Nei giochi violenti, in particolare, i ragazzi trovano una valvola di sfogo alla loro frustrazione e rabbia repressa, oltreché una compensazione alle loro insicurezze e al senso di inadeguatezza. Realizzare una struttura di mattoncini su “Minecraft” risulta ai loro occhi decisamente più eccitante e “possibile” che costruirsi una vita, quella vera, che richiede impegno e fatica e che li attende fuori dalla loro stanza, con le inevitabili sfide.



La fascia di età più a rischio è quella tra i 10 e i 12 anni ed è fondamentale che i genitori ne siano consapevoli e che siano sempre presenti e vigili.



A seconda delle situazioni, il ritiro sociale può essere legato ad un'assenza o disattenzione genitoriale, ma anche alla presenza di genitori eccessivamente apprensivi, che preferiscono non far uscire i propri figli da casa, (per paura o pigrizia) così da averli sotto controllo. E così, in entrambi i casi, la Rete si trasforma in spazio di socializzazione e i giochi multiplayer sostituiscono quelli 'di strada'. In altre parole, quello che una volta si faceva in cortile, oggi tende sempre più a svolgersi nel mondo digitale.


Alla fine occorre sempre considerare che i figli seguono l'esempio, più che le parole dei genitori e quest'ultimi sono essi stessi sedotti da internet e tendono inevitabilmente a trasmettere questa passione alla prole.



Inoltre, non c'è miglior baby-sitter e così a basso costo di un tablet, e questo può indurre molti padri e madri, oberati e stanchi, ad affidare i propri figli alle 'amorevoli cure' di un apparecchio digitale, con tutti i rischi seduttivi che ciò comporta.



Occorre pertanto che i genitori non si stanchino mai di coltivare la relazione e il dialogo con i propri figli, ma è importante anche che essi intervengano nel fissare dei limiti precisi all'utilizzo dei videogiochi, in termini preventivi e che li aiutino a trovare delle valide alternative al mondo virtuale. E ce ne sono molte. Basta solo cercarle.




Dott.ssa Laura Tirloni

Psicologa -Psicoterapeuta







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