La salute in pillole

IL MUTISMO SELETTIVO NEL BAMBINO. A CASA LOQUACE, A SCUOLA CHIUSO IN SE STESSO

   
diventa fan
15 feb. (Laura Tirloni)










Di Laura Tirloni

A casa il bambino parla e scherza liberamente con i genitori, i fratelli e gli amichetti, a scuola si blocca, appare taciturno e se gli vengono poste delle domande fa scena muta.



Stiamo parlando del mutismo selettivo, un disturbo ansioso dell’età infantile che si manifesta con una particolare incapacità del bambino a parlare in alcune situazioni specifiche. Quali possono essere le cause del problema e come si può intervenire?



Se la tendenza a chiudersi quando il bambino si trova in contesti poco familiari è continuativa, non si può più parlare di semplice timidezza e introversione, ma occorre prendere in considerazione il disturbo da mutismo selettivo.



I primi sintomi di norma si manifestano molto presto (entro i tre anni), mentre il disturbo tende ad emergere più chiaramente quando inizia la scuola e ci si aspetterebbe dal bambino una maggior apertura verso il mondo esterno.





I bambini che mostrano queste difficoltà sono generalmente in grado di parlare in modo disinvolto nei contesti abituali e più familiari, dove si sentono pienamente a loro agio, mentre fuori dalle mura domestiche (a scuola, al parco, in casa di altri) appaiono chiusi e incapaci di comunicare, se non con gesti o segnali alternativi alla parola.



Si tratta di un vero e proprio blocco emotivo - in assenza di un particolare evento traumatico - che può essere aggravato da un approccio scorretto da parte degli altri, come forzare il bambino a parlare o ammonirlo quando cerca di comunicare in modo alternativo.



L'intervento psicologico in caso di mutismo selettivo dovrà pertanto prendere in esame il contesto familiare, la sfera emotiva del bambino, e intervenire sui suoi livelli di autostima e di ansia, per aiutarlo a sentirsi maggiormente sicuro e a proprio agio nei più svariati contesti sociali.



La collaborazione dei genitori in questo percorso è fondamentale. Innanzitutto, in ambito scolastico e d’accordo con le insegnanti, il genitore potrebbe accompagnare il bambino nella classe ancora vuota e tenergli compagnia finché arrivano i primi compagni, parlandogli con serenità e confortandolo con la sua presenza tranquilla. Tale intervento di facilitazione delle interazioni sociali potrebbe facilmente essere esteso ad altri contesti, per aiutare il bambino, attraverso il gioco, a collezionare esperienze positive del suo stare con gli altri.



In questo percorso sarà fondamentale evitare in ogni modo interventi scorretti e controproducenti quali forzare il bambino a parlare, punirlo se si chiude o sottolineare, anche in modo ironico, questa sua particolare difficoltà. Al contrario dovranno essere valorizzati tutti i suoi tentativi di impegnarsi per migliorare la situazione, a prescindere dal risultato.




Dott.ssa Laura Tirloni
Psicologa - Psicoterapeuta
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