La salute in pillole

IN ITALIA FIORISCONO LE SCUOLE A CASA E GLI ASILI NEL BOSCO

   
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10 ott. (Laura Tirloni)




Non sono pochi i genitori che oggi, nel nostro paese, dedicano tempo ed energie per offrire ai loro figli un’istruzione alternativa rispetto a quella proposta dalla scuola statale.


Si tratta di famiglie che rifiutano l'idea di una scuola rigidamente centrata sui contenuti e sulla didattica, che non aiuta i ragazzi a costruirsi un pensiero critico proprio e a capire quali sono i loro veri talenti. La convinzione fondante è che la scuola, più che formare futuri lavoratori e compratori, debba puntare ad una felicità democraticamente condivisa. Di conseguenza, si aspira ad un contesto scolastico più attento all'eterogeneità dell'essere umano, ai suoi ritmi personali, alle sue emozioni e ai suoi aspetti di unicità.

Pertanto, non trovando nel modello statale un'offerta valida, sempre più famiglie guardano altrove, oppure intraprendono la tortuosa strada del farsela da sé la scuola per i loro figli.


Consideriamo anche che quella di oggi è una società dove si sta molto poco insieme. Gli orari dei bambini e dei genitori non coincidono quasi mai, e anche questo contribuisce alla crescita di realtà alternative.



Secondo i dati Istat la percentuale dei bambini che frequentano la scuola pubblica e di quelli che frequentano la privata in Italia è rimasta tutto sommato invariata negli anni, mentre è in evidente crescita (anche se non facilmente quantificabile, secondo i dati del Miur) il numero di studenti che non frequentano alcuna scuola, i cosiddetti homeschoolers, ossia coloro che apprendono da casa, seguiti dai propri genitori o da tutors.


Stiamo parlando dell'educazione parentale, dove i bambini seguono i propri ritmi e imparano svolgendo le attività di tutti i giorni, spesso al di fuori di programmi ministeriali prefissati. Una scuola del fare, dove non si corre e si rispettano i ritmi naturali del crescere. I bambini, di norma, non frequentano né le medie né il liceo, mentre se decidono di studiare all’università, dovranno sostenere l’esame di terza media e la maturità.


Un esempio? L'esperienza di Etain Addey (inglese ma umbra d’adozione), riportata nel suo libro 'Acque profonde' (Fiori Gialli), in cui la naturalista racconta la storia dei tre figli educati a casa (oggi tutti laureati, post-dottorati e con un'ottima occupazione).


Ma parliamo anche della “scuola nel bosco”, un progetto nato in Danimarca negli anni cinquanta e poi fiorito in Germania e oggi esportato in Italia.


Sono ancora poche le scuole materne e primarie di questo tipo da noi, ma il fenomeno è in netta crescita e desta molta curiosità. L'asilo nel bosco, ad Ostia Antica, vicino Roma ne è un ottimo esempio.


Una trentina di bambini, in un contesto di natura rigogliosa e selvaggia, con un orto molto ben organizzato, casette di legno, tanti animali, pranzo all'aperto. Quelli della primaria studiano dentro una delle case, seduti su dei cuscini con tavolini bassi. Tra le materie, l'“educazione emozionale”. Una scuola pubblica che vive di donazioni in tempo o denaro.


Una filosofia, questa, già condivisa nel '900 da Rudolf Steiner, che in Germania diede vita alle scuole Waldorf, chiuse durante il nazismo, e rifiorite negli anni settanta, e nel frattempo moltiplicatesi all’estero.

Oggi nel mondo esistono circa un migliaio di scuole steineriane e 1.700 asili e quello steineriano è il movimento laico di scuole indipendenti maggiormente diffuso nel mondo.


In Italia la prima scuola è stata quella di Milano negli anni '40 ed il fenomeno è oggi in aumento del 500 per cento, (dati del sito Educazione Waldorf). Ciò che caratterizza il metodo steineriano è il rispetto per il bisogno di meraviglia e di sacralità insito nel bambino e il considerare l’apprendimento come un processo che inizia nell’infanzia e si protende per tutta l’esistenza.


Un altro modello di pedagogia che tenta di mescolare varie esperienze, senza chiudersi nei metodi, è quello della cosiddetta scuola libertaria, alla base del famoso esperimento pedagogico di Alexander Neill, che nel 1921 fondò la Summerhill school in Inghilterra, tutt'oggi ancora in ottima salute e capostipite delle free school (circa 262) di tutto il mondo.

Scuole gestite dalla comunità e non dallo stato e che, di conseguenza, non seguono un modello didattico unico, ma proprie metodologie.








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