La salute in pillole

LA TECNOLOGIA MODIFICA LA STRUTTURA DEL CERVELLO UMANO

   
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26 mar. (Laura Tirloni)







Di Laura Tirloni

Ancora è poco più che un'ipotesi, e si attendono ulteriori conferme scientifiche, ma sembrerebbe che la tecnologia sia in grado di modificare la morfologia del cervello umano. Sia fisicamente, che biochimicamente, e il più delle volte in negativo.


Le abitudini sociali sono cambiate: la connessione domestica rende possibile svagarci senza mettere piede fuori casa. Quando la batteria del cellulare mostra segni di cedimento, siamo in preda a crisi di abbandono per l’imminente spegnimento, mentre il panico sembra appropriarsi di noi quando il locale in cui ci troviamo è sprovvisto di reti Wi-Fi. Per non parlare delle gite fuoriporta in località sperdute, irraggiungibili dalla rete 4G. Non v'è dubbio: siamo iperconnessi e in molti casi, soggetti a una vera e propria dipendenza da dispositivi tecnologici. Abbiamo sempre più amici “virtuali” e sempre meno amici “reali”. Comunichiamo con tutti, ma siamo sempre più isolati.

E questa è una realtà piuttosto nota. La novità, invece, risiede nelle modificazioni che questa iperconnessione sembra provocare sui nostri processi neurobiologici e sul nostro cervello, obbligato a regolarsi su una realtà differente rispetto a quella che l’evoluzione gli ha imposto, prima che internet facesse la sua prepotente comparsa.


Le sinapsi si modellano sul cambiamento sociale, ma nel farlo, perdono progressivamente per strada abilità affinate nei secoli.

Secondo alcuni studi, infatti, la dipendenza dalla tecnologia 2.0 sta trasformando la struttura neuronale del cervello umano, costringendolo a misurarsi costantemente con la super velocità dei vari media digitali.

Ne consegue che il pensiero lento, che si esprime attraverso la riflessione profonda (base di ogni apprendimento), va incontro a un progressivo deperimento, a favore di una reattività indispensabile per sostenere i ritmi, spesso frenetici, della società moderna.

I neuroni del pensiero lento tendono dunque a diventare meno attivi, in favore dell’istintualità e della reattività, e la morfologia del cervello umano si conforma di conseguenza. Ecco che una maggior superficialità soppianta le meditazioni profonde.


L'apprendimento è un processo lento e stratificato, che implica la costruzione del proprio sapere, ponendo un mattone sopra l’altro. Oggi siamo invece preda dell'ultra-rapidità e abbiamo meno bisogno di ricordare, essendo prontamente coadiuvati dalla tecnologia, che ricorda al posto nostro. Meno pazienti quindi, ma anche più pigri.

Un interessante studio dell'Università del Sussex ha messo in evidenza, tramite risonanza magnetica, che i soggetti più “multitasking” e che riferiscono un maggiore utilizzo di dispositivi tecnologici quali televisione, streaming tramite PC, SMS, e-mail, applicazioni e così via, mostrano una minore quantità di materia grigia nell'area del cervello predisposta a controllare le funzionalità emotivo-cognitive.

Si attendono nuove conferme ma intanto, è proprio il caso di dirlo: mano lesta e cervello più lento!









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