LE TANTE FACCE DELLA SOLITUDINE
09 ott. (Laura Tirloni)
Di Laura Tirloni La solitudine può essere un'esperienza positiva ma anche fortemente negativa. In inglese esistono addirittura due parole diverse per descrivere le sue differenti espressioni: aloneness, per definire lo stare soli come pienezza e libertà e loneliness quando la solitudine è vuota, subita e distruttiva.
In quest'ultimo caso, il soggetto può sentirsi incompreso, isolato, rifiutato dagli altri, il che può trasformare lo stato di solitudine in un'esperienza altamente dolorosa. Così tanto da spingerlo a rifuggirla in ogni modo, magari rincorrendo chiunque o rimanendo dentro relazioni dannose e insoddisfacenti che regalano comunque una presenza.
Questo senso penoso di solitudine si può sperimentare (in modo forse ancora più doloroso) anche in mezzo agli altri, tra i familiari, gli amici, i colleghi o il partner.
Eppure c'è anche un altro modo per vivere la solitudine: un modo costruttivo, pieno, sentito, goduto in tutta libertà. Uno spazio nostro, in cui ci teniamo compagnia e ci bastiamo, magari dedicandoci alle nostre passioni o anche solo rievocando momenti del passato o situazioni del presente.
Siamo spinti da forze talvolta opposte che bisogna saper conciliare, concedendoci momenti di condivisione sociale e momenti di solitudine 'buona', in quanto scelta, per poter dialogare con noi stessi, fantasticare, trovare spazi di creatività e far emergere risposte originali.
Dott.ssa Laura Tirloni Psicologa Clinica a Milano |
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