La salute in pillole

Le piastrinopenie

Piastrinopenia (o “trobocitopenia”) è un termine assai ampio che comprende tutte quelle coagulopatie derivanti dalla presenza nel sangue circolante di un numero di piastrine (generalmente verificato tramite l'emocromo o mediante un esame emocromocitometrico) troppo basso, ossia inferiore alle centocinquantamila/mcl, soglia minima indicativa di normalità per un adulto. Come si è già detto in via generale, le piastrine, cellule sanguigne che, così come i globuli bianchi e i globuli rossi, vengono prodotte dalle cellule staminali presenti nel midollo osseo (c.d. “midollo emopoietico”), hanno come scopo principale quello di garantire l’emostasi, formando dei “tappi” in grado di bloccare l’incontrollata fuoriuscita di sangue, specie in seguito a traumi o ferite. Il genus delle piastrinopenie, di regola, viene suddiviso in tre species, facendo riferimento alla causa che sta all’origine della coagulopatie stessa. Si individuano, in proposito, le piastrinopenie “da diminuzione della produzione”, “da aumentata distruzione” e “da sequestro”. La prima categoria è forse la più comprensiva, dato che include tutti i casi di basso numero di piastrine provocato da un deficit di formazione di tale cellula ematica. Tale carenza nella produzione, a sua volta, può essere determinata da fattori ereditari (situazioni poco frequenti e, in genere, presenti quale complicanza di altre malattie congenite del sangue), dalla mancanza (congenita o acquisita nel corso della vita) della vitamina B12 e/o dell’acido folico, dall’assunzione di certi tipi di farmaci (come sostanze antitumorali o, addirittura, semplici diuretici) o dall’abuso di alcol. Anche alcune infiammazioni o la contrazione di certe malattie virali di tipo infettivo (specie il morbillo, la varicella, la rosolia e la mononucleosi) possono essere alla fonte di una piastrinopenia: in tale evenienza, solitamente la coagulopatie cessa gradualmente una volta sconfitta la malattia che l’ha cagionata. Le piastrinopenie “da aumentata distruzione”, d’altro canto, si verificano ogni qual volta, in conseguenza di processi immunologici (come nel caso della c.d. “porpora trombocitopenica idiomatica”, anche detta “malattia di Werlhof”) o di meccanismi di altro tipo (si pensi alla “porpora trombotica trombocitopenica”, definita altrimenti “sindrome di Moschowitz”), le piastrine vengono distrutte in modo precoce, determinando un accorciamento della loro vita media, che, in condizioni normali, si aggirerebbe intorno a una settimana. Le piastrinopenie “da sequestro”, infine, sono solitamente la conseguenza di un’iperattività della milza che, per lo più a seguito di un rigonfiamento dovuto ad altre patologie, tende a “catturare” e, spesso, a distruggere in mole spropositata le piastrine in circolo. In tutti i casi di trombocitopenia, i sintomi sono o del tutto assenti (specie se il numero delle piastrine è superiore alle trentamila unità m/cl) o, per lo più, non gravi. Essi consistono nella perdita di sangue dal naso o dalle gengive, nella formazione di macchie cutanee di colore rossastro o violaceo (come petecchie) ed emorragie solitamente lievi. Tali fenomeni possono generarsi in modo spontaneo oppure, più di frequente, in seguito a traumi, perfino banali. Anche eccessive quantità di flusso mestruale possono rappresentare un segnale di piastrinopenia. La conseguenza più temibile è, per fortuna, sicuramente quella più rara: il trauma intracranico. Per quanto riguarda la terapia, data la normale sopportabilità dei sintomi (ove presenti), i medici evitano di prescrivere farmaci, che esporrebbero il paziente al rischio di effetti collaterali non trascurabili. Ciò vale soprattutto se il malato ha un’età e uno stile di vita che non lo espongono ad alte probabilità di traumi (viceversa se si tratta di un giovane che pratica uno sport o un mestiere cruento). Anche nelle ipotesi di trombocitopenia provata da altre malattie, inoltre, è preferibile attendere il superamento della patologia di base, eventualmente sottoponendosi a terapie che combattano solo quest’ultima. Qualora si reputi necessario, tuttavia, tra i preparati che in genere sono consigliabili per le piastrinopenie, ricordiamo i cortisonici, nonché gli immunosoppressori e le immunoglobine, specie se si tratta di coagulopatie di origine immunologica. Ove i livelli di piastrine nel sangue siano inferiori a diecimila elementi m/cl, infine, nella maggior parte dei casi si preferisce ricorrere in modo tempestivo a delle trasfusioni di piastrine.


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