La salute in pillole

Osteoporosi

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L’osteoporosi è una patologia, diffusa soprattutto tra le persone anziane e tra le donne (in questo caso, in relazione ai problemi ormonali legati alla menopausa), che causa un progressivo aumento della fragilità delle ossa, determinato da una demineralizzazione delle stesse, ossia da una diminuzione eccessiva della densità di minerali ivi presenti; un tale quadro clinico rende il soggetto più esposto al rischio di fratture ossee.

Considerato che la malattia in questione non si manifesta, almeno nelle fasi iniziali, con sintomi specifici, spesso sono proprio le fratture che suggeriscono all’ortopedico di compiere esami specifici finalizzati a rintracciare la causa di un’eventuale fragilità ossea, soprattutto quando la rottura è a carico delle ossa dell’avambraccio, del collo, delle vertebre o del femore, zone più frequentemente colpite da osteoporosi.

Costituiscono controlli idonei a evidenziare l’osteoporosi, innanzitutto, la:

  • Densitometria (che accerta la densità della massa ossea), le varie tecniche più moderne (I.S.P.E., D.A.A. e D.E.X.A.) raggruppate sotto il nome di M.O.C. (acronimo che sta per “Mineralometria ossea computerizzata”), che controllano anche l’elasticità e la resistenza agli urti della porzione ossea osservata, nonché la
  • T.A.C.” (Tomografia Assiale Computerizzata).

 E’ opportuno compiere almeno uno degli esami appena visti anche qualora il paziente accusi uno dei primi sintomi di osteoporosi conclamata, come dolore muscolare nella zona lombare o sacrale (che denuncia spesso un crollo vertebrale), o presenza di pieghe cutanee trasversali ai fianchi, o intenso fastidio pressoché continuo alla colonna vertebrale, che si intensifica a seguito di sforzi oppure di movimenti accidentali; anche un’incurvatura della parte alta della schiena, comunemente detta “gobba”, può costituire un “campanello d’allarme” da non trascurare.

Per quanto concerne le terapie, oltre al sollievo generato, in via generale, da pomate e unguenti analgesici ad azione localizzata (ossia da applicare, al bisogno, nelle zone dolenti) solo per l’osteoporosi connessa alla menopausa femminile è stato accertato un sensibile miglioramento in virtù di interventi curativi ad hoc: si tratta delle terapie ormonali sostitutive (a base di farmaci o di prodotti naturali), che riducono gli effetti negativi degli sbalzi ormonali.

Negli altri casi, invece, il modo migliore per combattere la malattia di cui trattasi è la prevenzione. A tal proposito sarà sicuramente di ausilio compiere quotidianamente attività motoria (calibrata in base all’età e alle condizioni del soggetto), assumere, principalmente con una dieta equilibrata, ma anche con l’eventuale aggiunta di integratori, una quantità sufficiente di calcio (in special modo nel periodo dell’adolescenza o negli ultimi mesi di gravidanza), di vitamina D (la cui produzione e assimilazione è favorita da una sana esposizione ai raggi del sole), di magnesio e di fosforo.

Tra gli alimenti da prediligere, quindi, possiamo annoverare, in primis, latte e derivati, alcuni tipi di pesce (si pensi alle alici, al salmone e alle sardine) e certe specie vegetali, come cavolo, broccoli, cereali, soia e legumi. La regolare consumazione di questi cibi, accompagnata da abbondante acqua minerale, peraltro, è consigliabile anche perché particolarmente adatta a tenere basso il livello di colesterolo (quello c.d. “cattivo”), elemento che, se presente nel sangue in quantità sopra la norma, contribuisce ad aggravare la soggezione a osteoporosi. Da evitare, infine, non solo la permanenza prolungata in ambienti umidi e bui, ma anche il fumo e l’eccesso di alcolici



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