La psicologia nella storia dei popoli ( parte seconda )
Egitto
di Nicolina Leone - La storia dell’Egitto è antica, controversa e tortuosa. Il primo Faraone, riconosciuto come tale, fra storia e leggenda è il Re Menes, al quale, pare, si deve l’unificazione del basso e alto Egitto e la nascita della prima dinastia di Faraoni.
Se ciò fosse vero, potremmo tranquillamente affermare che egli fu il più grande psicologo della storia egizia.
Da solo, radunò e convinse un considerevole numero di soldati, che l’unico modo per governare e far progredire l’Egitto era unificarlo sotto un’unica egidia.
Immaginiamo la finezza psicologica di quest’uomo, che conosce la natura mentale del suo popolo, ne studia difetti e pregi, intuisce i punti deboli e li sfrutta a suo vantaggio.
Edifica Men-nofre (Memphis) la città dalla quale governerà e che sarà il centro culturale, religioso ed economico del suo regno.
Quest’uomo, astuto, ingegnoso sa come assoggettare il popolo, influenzandolo con miti e credenze che sopravvivranno per secoli dopo la sua morte.
Crea gli Dei, a ognuno affida una missione, la rappresentanza di un aspetto della vita, costruisce templi e convince il popolo che ciò che ha è un dono degli dei e che quindi essi vanno venerati e obbediti, si pone come strumento di questi esseri superiori, come tramite fra loro e il popolo.
Un lavoro d’immane proporzione che ci da l’idea di come l’essere umano è sempre stato facilmente influenzabile e condotto dove, chi ha più potere mentale, vuole portarlo.
Agisce subdolamente, incrementando culti aleatori, rendendoli veri, tangibili, usa alcune specie di animali idealizzandoli a tal punto da farli diventare sacri e intoccabili.
Gatti, serpenti, uccelli e molti altri diventano la rappresentazione fisica delle paure e delle attese del popolo.
Potremmo dire che il popolo era ignorante e pertanto non ha saputo opporsi al “dittatore”, in parte è così, ma la realtà è che a quei tempi erano veramente pochi i menti eccelse in grado di seguire il tortuoso cammino dell’animo e di interrogarsi sugli aspetti metafisici della creazione.
L’uomo comune non era avvezzo a porsi “strani” quesiti, gli bastava avere di che sfamarsi e un tetto sulla testa, lavorava duramente riponendo cieca fiducia in colui che riteneva “superiore”.
In seguito i faraoni si circondarono di figure emblematiche, Gran Maestri, Consiglieri, Stregoni e Maghi, che si dimostrarono ancora più intelligenti del loro padrone e agirono come egli agiva con il popolo.
Ne studiavano le debolezze, le paure e le manie di grandezza, s’improvvisavano medium, studiavano le droghe e i loro effetti per usarle senza pericolo, inscenavano stati di trance, durante le quali gli “Dei” comunicavano con loro mandando messaggi al “padrone”.
Tutto ciò è affascinante, intrigante ma profondamente malinconico…
Siamo abituati a valutare la maestosità del passato basandoci su documenti ritrovati a brandelli, sull’osservazione empirica delle vestigia dei secoli trascorsi.
Facciamo datazioni al carbonio e test di ogni genere per ritrovare le radici dell’umanità e continuiamo sistematicamente a ripetere gli stessi errori, evitiamo accuratamente di interrogarci e approfondire la conoscenza di noi stessi, lasciando questo compito a molte “menti malate” che hanno contribuito a creare guerre, fame e distruzione per la loro sete di potere.