La salute in pillole

La fobia sociale

di Nicolina Leone - Per spiegare il fenomeno della Fobia Sociale, dalla comparsa, all’iter evolutivo e infine alla risoluzione, cito una testimonianza che ho raccolto personalmente, dal paziente e dai suoi genitori.

Alessandro ha 22 anni è un bel ragazzo, educato, gentile, timidissimo e sarebbe già laureando se a 15 anni non avesse incominciato a manifestare sintomi particolari. Mi racconta in modo un po’ confuso la sua vicenda che sintetizzo e tento di rendere comprensibile.

Era uno studente modello, frequentava il liceo scientifico e aveva molte ambizioni, il suo sogno era di diventare Ingegnere Navale. Si applicavo nello studio e viveva la vita di un comune adolescente.

Praticava pallavolo, calcio e non disdegnava le coetanee.

Una mattina in cui lo attendeva un’interrogazione particolarmente approfondita da cui dipendeva il voto del quadrimestre, Alessandro si alzò particolarmente ansioso, quasi quasi non voleva andare a scuola, ma, cercò di razionalizzare i suoi timori e si presentò in classe in tempo per essere interrogato. Contrariamente al solito, l’esposizione non fu particolarmente brillante, egli sudavabalbettava e perdeva il filo del discorso, i compagni, in un primo momento rimasero stupiti, lo studente esemplare dava segni di inquietudine, ma si sa, i ragazzi riescono ad essere particolarmente crudeli e iniziò la giostra dei sorrisetti, fischi, e frasi denigratorie che, anche se dette sottovoce, Alessandro sentiva benissimo.

L’insegnante che ben conosceva il suo alunno ebbe comprensione e rimandò l’interrogazione. Tornato a casa il ragazzo era in uno stato pietoso, non ebbe il coraggio di dire ai genitori cosa fosse accaduto e si chiuse in camera sua.

Dopo una notte di sonno si alzò calmo e tranquillo, ma, avviandosi verso il liceo, fu preso da un’angoscia incontrollabile, cambiò il percorso e si infilò in una sala giochi, ma anche lì invece di calmarsi continuava a sentirsi agitato. Riuscì ad attendere fino all’ora del termine delle lezioni e tornò a casa, I genitori avvertirono che qualcosa non andava e aspettavano che il figlio si confidasse…

La storia andò avanti per parecchi giorni fino a quando la scuola avvertì i genitori che Alessandro non si presentava alle lezioni da parecchio tempo.

Messo davanti alla realtà dei fatti Alessandro reagì malissimo, iniziò a sudaretremava visibilmente, andò in tachicardiavomitò e gli scoppiò un terribile mal di testa.

Chiaramente fu chiamato il medico di famiglia che dopo un’accurata visita, propose degli esami ematici, intanto Alessandro restava a casa evitando ogni contatto con il mondo, genitori compresi.

Era terrorizzato dal fatto che gli altri potessero giudicarlo negativamente, non si sentiva all’altezza di assolvere le proprie competenze e si colpevolizzava per questo.

Intatto arrivò il risultato degli esami, era tutto a posto, ma il ragazzo stava male, quindi il medico, consigliò un incontro con uno psicologo, il quale dopo un breve colloquio iniziale fece la sua diagnosi: Fobia Sociale, spiegò ai genitori che Alessandro temeva il giudizio altrui in maniera esagerata e spropositata ed espose l’evoluzione della patologia.

La fobia Sociale ha due forme essenziali, Semplice quando il timore riguarda poche situazioni e Generalizzata quando il soggetto ha paura di qualsiasi forma di confronto sociale.

Alessandro era già nella fase Generalizzata e inoltre soffriva pure di un altro aspetto della patologia, l’Ansia Anticipatoria, ovvero lo stato di terrore che arriva molto tempo prima che si debba affrontare una prova, sapendo oltretutto che essa, di non poterla effettuare.

In tutto il quadro negativo della situazione almeno c’era una nota positiva, ancora non si era arrivati alla fase depressiva!

Inizia il percorso terapeutico: la psicoterapia cognitivo comportamentale in primo luogo, pertanto, lunghe sedute per razionalizzare il pensiero che produce l’ansia da contatto, modificare la visione negativa che il soggetto ha di se e aumentare le probabilità di vita sociale.

Alla psicoterapia si associa quella farmacologica, ansiolitici in caso di crisi improvvisa ( benzodiazepine ) e antidepressivi serotoninergici ( paroxetina, citalopram, escitalpram )per tenere sotto controllo la produzione di serotonina e l’umore del paziente.

Dopo un anno di terapia costante Alessandro ha ricominciato a vivere, per tornare a scuola però ci è voluto ancora tempo, oggi a 22 è finalmente riuscito a conseguire la maturità scientifica e fa di nuovo programmi per il futuro.

Naturalmente il percorso varia leggermente da soggetto a soggetto ma in generale le modalità sono come da testimonianza descritta.

La buona notizia è che da questa patologia si può guarire.

Autore: Nicolina Leone


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