La salute in pillole

Le principali cause dell'ittero neonatale

LE PRINCIPALI CAUSE DELL’ITTERO NEONATALE

Tale fenomeno può dipendere, oltre che dall’immaturità dell’apparato gastrointestinale, specie nei neonati venuti al mondo anzitempo, o dall’affaticamento e iperattività del fegato, nel senso sopra esposto, anche da altre cause.

Tra queste, va ricordato che la differenza di fattore RH o gruppo sanguigno fra mamma e bambino può scatenare una reazione, da parte del sistema immunitario materno, tale per cui gli anticorpi della donna aggrediscono e distruggono i globuli rossi del neonato. Fortunatamente, l’incompatibilità Rh non si verifica quasi mai durante la prima gravidanza e, attualmente, se una donna Rh- partorisce un bambino Rh+, le odierne conoscenze in campo medico consigliano fortemente di somministrare alla madre delle immunoglobuline specifiche. Questo trattamento previene l’immunizzazione e quindi la comparsa dell’incompatibilità nelle gravidanze successive. E’ consigliabile eseguire l’immunoprofilassi anche nel caso di minacce d’aborto con perdite ematiche, aborto (sia spontaneo che volontario), traumi addominali e qualora la donna ricorra ad alcuni esami invasivi come la villocentesi e l’amniocentesi. A titolo precauzionale, inoltre, per essere certi che, nel corso della gestazione non si verifichi l’incompatibilità Rh, se la mamma è Rh- e il papà Rh+, bisogna ripetere tutti i mesi un esame, detto "Test di Coombs indiretto".

Assai più di rado, la causa dell’ittero è da rinvenire in malformazioni del sistema dei dotti biliari o del fegato stesso oppure in disfunzioni nella produzione enzimatica delle cellule epatiche.

Intorno al 2,5% dei bambini allattati al seno, poi, sviluppa un tipo di ittero del tutto particolare e sicuramente benigno: è il c.d. "ittero da latte materno". Esso si manifesta in un momento successivo rispetto all’ittero determinato da altre cause (di solito dopo la prima settimana di vita) e può durare relativamente molto più a lungo: in certi casi, anche fino a dieci settimane. E’ dovuto ad una sostanza, il pregnandiolo, contenuta nel latte materno, che rallenta l’eliminazione della bilirubina. Esso regredisce spontaneamente: non solo non richiede alcun tipo di terapia, ma non è necessario neppure interrompere l’allattamento al seno.

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