La salute in pillole

IL DOLORE CRONICO BENIGNO - UN'ESPERIENZA ALTAMENTE SOGGETTIVA

   
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18 ago. (Laura Tirloni)

Di Laura Tirloni - Superando le vecchie teorie che cercavano di tracciare una linea di demarcazione netta tra mente e corpo, oggi è ormai assodato che tali strutture vivono a stretto contatto e si influenzano reciprocamente. In tal senso, una sofferenza a livello psichico si ripercuote inevitabilmente sul corpo, così come una malattia fisica ha sempre un impatto a livello psicologico. Una persona che si ammala, reagirà sempre emotivamente ai sintomi e alle limitazioni imposte dalla malattia o dalla terapia sulla propria vita, sulle proprie relazioni, sull'ambito lavorativo e progettuale. Così come una persona sofferente a livello psicologico sarà più incline a provare sintomi fisici di varia natura, come il dolore.
In Italia, un soggetto su quattro è colpito da dolore cronico e la medicina sta cercando di intervenire con cure e terapie partendo dal riconoscimento del diritto della persona ad un alleviamento del dolore, quando è possibile, così come già da tempo avviene durante il parte ad esempio (con l'epidurale) o nelle patologie da dolore terminale (con la somministrazione di oppioidi). Il trattamento del dolore cronico, anche se benigno, cioè non legato ad una malattia terminale, condivide con quest'ultima condizione l’abbandono dell'ottica di guarigione futura, e l’adozione del criterio di miglioramento della qualità di vita.
Occorre sapere che il dolore che sperimentiamo è una sensazione altamente soggettiva, generata da un danno tissutale, attuale o potenziale, e dalla nostra personale modalità di vivere tale esperienza. Ci sono infatti soggetti che possiedono un'alta soglia del dolore ed altri che possono percepirlo anche in presenza di bassi stimoli. In altre parole, quello che può essere percepito come un 'lieve dolore' da un soggetto, potrebbe essere sperimentato come un 'dolore insopportabile' da un altro individuo, proprio in virtù dell'alta soggettività di tale esperienza.

Le patologie che causano dolore cronico sono particolarmente invalidanti in quanto il dolore, una volta che si presenta, tende a pervadere ogni aspetto della vita del paziente: l’autonomia può essere limitata, sia negli spostamenti che nella cura di sé, le abitudini sociali e lavorative fortemente alterate ed è alquanto comune la tendenza ad isolarsi dagli altri. E’ importante anche considerare la modalità d’insorgenza della patologia dolorosa cronica: se dovuta a malattia o se, ad esempio, causata da un incidente. In quest'ultimo caso, l'impatto può essere diverso a seconda che la causa dell'incidente sia attribuibile al soggetto o a terzi.

Il dolore cronico è spesso correlato alla presenza di disturbi dell’umore, ma anche a disturbi d’ansia e a disturbi dell’adattamento. Talvolta questi rappresentano delle dirette conseguenze del dolore, ma ci sono anche casi in cui è proprio la presenza di una psicopatologia (spesso ansia e depressione) a causare il dolore fisico. A seguito della nascita dei centri di Medicina del Dolore, è stato riconosciuto il pieno diritto della persona ad un’esistenza senza sofferenze fisiche evitabili. L'attuale sfida è pertanto quella di ampliare le opportunità di ascolto e di supporto psicologico del paziente con dolore cronico. La finalità è sempre quella di fornire al soggetto uno spazio personale o di gruppo, in cui poter elaborare la propria sofferenza psicologica, aiutandolo a individuare quelle reazioni disadattive che amplificano il dolore stesso e lo alimentano nel tempo, oltre a lavorare sull’accettazione, che non sarà mai completa, di una malattia il cui impatto psicologico è ancora sottovalutato.







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