La salute in pillole

INSONNIA DA ALTERAZIONE DEL RITMO SONNO - VEGLIA

   
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26 giu. (Laura Tirloni)









Di Laura Tirloni



Cosa intendiamo quando parliamo di disturbi del ritmo circadiano o del ritmo sonno-veglia?


L’alternanza tra lo stato di sonno e quello di veglia è regolata da alcuni meccanismi omeostatici: uno di questi tiene conto della necessità di sonno in proporzione alla durata dello stato di veglia precedente e un altro, quello circadiano, controlla la distribuzione temporale della veglia e del sonno secondo un ritmo specifico.



Nell’uomo, il centro del controllo circadiano si trova nell’ipotalamo, e in generale, l’attività di tale struttura è influenzata dalle stimolazioni luminose provenienti dalla retina (durante il giorno) e dalla secrezione ipofisaria di melatonina (durante il periodo di buio), che permettono di mantenere l’orologio interno regolato con gli stimoli ambientali esterni.



Se la richiesta di adattamento dell'ambiente esterno è limitata (parliamo di 1 o 2 ore), l'orologio endogeno si adatta senza particolari problemi.
I disturbi del ritmo circadiano scaturiscono da una richiesta di sincronizzazione eccessiva tra il ritmo circadiano endogeno e quello esogeno (imposto dalle esigenze sociali) a cui l'ipotalamo non riesce a far fronte, con conseguente comparsa di fatica, calo delle prestazioni, difficoltà di addormentamento o risveglio ad orari indesiderati (troppo tardi o troppo presto).



I disturbi del ritmo circadiano comprendono la sindrome da fase del sonno ritardata, la sindrome da fase del sonno anticipata, la sindrome da jet-leg e la sindrome da turnismo lavorativo.



Nella Sindrome da fase di sonno ritardata i soggetti presentano un abituale periodo di sonno ritardato, in genere di più di due ore, rispetto agli orari convenzionali. Pertanto compaiono difficoltà di addormentamento e di risveglio ad orari normali, con tendenza a ritardare l’addormentamento tra le 3:00 e le 6:00 e il risveglio tra le 12:00 e le 15:00.



In questi casi, se vi è una necessità di risveglio ad orari convenzionali per adempiere ad impegni sociali o lavorativi, il paziente lamenterà di andare a letto presto ma di non riuscire a prendere sonno con conseguente comparsa di insonnia o sonno insufficiente.



Se invece a questi soggetti viene concesso di seguire la loro naturale propensione al sonno, si osserverà un periodo di sonno posticipato ma sostanzialmente normale per durata e stabilità.



Nei soggetti con la fase di sonno anticipata si presenta il problema inverso: una tendenza ad anticipare di alcune ore gli orari di addormentamento e di risveglio rispetto alla norma, con comparsa di sonnolenza tra le 18:00 e le 21:00 e risveglio tra le 1:00 e le 3:00.



Mentre la fase del sonno ritardata è più frequente nei giovani, quella anticipata è più tipica dei soggetti anziani.



La Sindrome da jet-lag compare quando il soggetto effettua viaggi che lo portano ad attraversare almeno due diversi fusi-orari. Questo disturbo deriva dalla difficoltà del soggetto di adattarsi rapidamente al nuovo ciclo luce-buio, con conseguente difficoltà di addormentamento, frequenti risvegli notturni, risveglio mattutino anticipato e sonnolenza diurna.



Pertanto, la gravità della sindrome e la sua durata dipenderanno per lo più dal numero di fusi orari attraversati. Così, se nella maggior parte dei casi i sintomi sono di breve durata (2-3 giorni dall’arrivo nella nuova destinazione), essi possono perdurare anche per 7-10 giorni se il salto di fusi è stato notevole (8-12 ore), e la direzione è stata verso est.



Infine, la Sindrome da turnismo può essere paragonabile ad una condizione di jet-lag cronico, in cui il soggetto sperimenta sintomi compatibili con insonnia nelle ore serali e sonnolenza diurna, che spesso si associa ad irritabilità e fatica.



Questi sintomi derivano dal fatto che i lavoratori notturni svolgono le loro mansioni lavorative in un momento che è in conflitto con i segnali provenienti dall’orologio interno, che propenderebbe verso il sonno.




Dott.ssa Laura Tirloni

Psicologa clinica

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