La salute in pillole

L'INFERTILITÀ PSICOGENA

   
diventa fan
10 mar. (Laura Tirloni)




Di Laura Tirloni

Ci sono coppie in cui la ricerca della gravidanza risulta più difficoltosa di quanto previsto, e in cui, con il passare del tempo e la collezione di insuccessi, aumentano anche i vissuti di frustrazione, rabbia, paura e stress.


Si può parlare di infertilità vera e propria, se per più di 12 mesi di tentativi ripetuti, con rapporti non protetti, non si ha una gravidanza. In generale, quel che accade è che dopo una serie di insuccessi, la coppia tende a rivolgersi al medico di base o a uno specialista, che di norma prescrive esami mirati per giungere ad una diagnosi.

Quando le indagini non consentono di evidenziare nessuna problematica medica alla base dell'infertilità, allora si può parlare di una “sterilità psicogena”, ossia di una sterilità verosimilmente influenzata da fattori di origine psicologica.


In questi casi, nella donna si evidenzia non di rado la tendenza a pensare alla gravidanza come a un evento che determina un decisivo cambiamento, un passaggio fondamentale, che seppur desiderato, viene sperimentato con un certo sospetto, dubbio e irrigidimento.


In questi casi, l'agognata gravidanza è inconsciamente tenuta sotto controllo, come un ospite tanto gradito, ma in realtà temuto.


In questi casi, l'idea di diventare genitori, può infatti risvegliare vissuti inconsci di ambivalenza, e un conflitto interno tra desiderio e paura.


Il corpo ne esce irrigidito, così come le idee, le modalità e i bisogni, sotto il peso di un imperativo categorico: diventare genitori.


Le donne tendono a soffrire maggiormente la condizione di sterilità e più spesso si rivolgono allo psicologo per chiedere un aiuto, mentre per l’uomo risulta prevalere il senso di vergogna, legato allo stereotipo dell’impotenza e della perdita di virilità, che spesso si associa all'infertilità.


Nei colloqui, le donne esprimono sentimenti di rabbia, di colpa, di tristezza e di invidia, laddove la sola vista di un ventre gravido e di una mamma con accanto il proprio bambino, può essere vissuto con estremo disagio, per i vissuti negativi a cui si associa. Gli uomini, dal canto loro, mostrano maggiori difficoltà a far emergere il dolore attraverso le parole e al contrario tendono a chiudersi e ad isolarsi.


Bisogna considerare che essere genitori è un evento complesso, che implica non dare nipoti ai nonni, agli zii, dare infinite giustificazioni a coloro che chiedono il perché. Significa non dare la possibilità a se stessi di portare avanti la propria matrice biologica, significa dover abbandonare il sogno di infinito che è insito in ciascuno di noi.


A volte, accettare l'evento che si prospetta davanti può essere troppo difficoltoso, come dover affrontare un lutto, la perdita di un'aspirazione, di un progetto; l'elaborazione di un fallimento e del senso di inadeguatezza che ne scaturisce.


In questi casi, può essere utile aiutare la coppia ad elaborare il dolore e a fare un salto in avanti, verso nuove prospettive, verso un percorso di crescita, sganciato dal raggiungimento dell'obiettivo a tutti i costi.


Sentire che si può sopravvivere al dolore di una mancata gravidanza può, talvolta, di per sé favorire lo sblocco e facilitare il concepimento. Dopo tante sofferenze e un inevitabile percorso di crescita.







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