La salute in pillole

PSORIASI - QUANDO LA PELLE RACCONTA DI NOI

   
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02 apr. (Laura Tirloni)






Di Laura Tirloni

La pelle avvolge tutto il nostro corpo e lo contiene, rappresentando il confine tra mondo interno e mondo esterno.


Da un punto di vista psicosomatico, ci protegge dalle aggressioni esterne ma è anche il contenitore di ogni nostra emozione o conflitto interiore.


La pelle esprime al mondo che ci circonda ciò che proviamo, anche contro la nostra volontà. Arrossisce se siamo imbarazzati o a disagio, si irrita quando siamo arrabbiati, si bagna di sudore quando abbiamo paura o ci sentiamo incapaci di gestire una situazione, e così via.


Una tra le più frequenti e diffuse malattie della pelle di natura psicosomatica è la psoriasi, una patologia dermatologica cronica non contagiosa, che si presenta sotto forma di lesioni squamose e che colpisce tra l’1 e il 3% della popolazione mondiale.


Le cause alla base della malattia non sono ancora del tutto chiare. Alcuni studiosi sono concordi nel ricollegarne la comparsa ad una velocità troppo alta nella mitosi delle cellule della pelle legata a un difetto immunitario, a una predisposizione genetica o a fattori psicologici legati allo stress.


E' ormai risaputo che la malattia è fortemente influenzata da componenti di natura psicologica.

                                                                                                  

Alcuni ricercatori hanno evidenziato come, in seguito ad una situazione di stress prolungato, il nostro organismo liberi nella pelle una serie di neuro-peptidi che sarebbero i responsabili della comparsa della malattia.


In particolare, lo stress sembra rivestire un ruolo centrale nello sviluppo della psoriasi, la cui comparsa genera ulteriore stress, creando un circolo vizioso che si auto-alimenta e che nel tempo aggrava la patologia stessa.


Esiste inoltre una frequente coesistenza tra psoriasi e altri disturbi psicopatologici quali la depressione e l'ansia, mentre sul piano personologico i soggetti affetti da psoriasi mostrano maggiori difficoltà nel gestire lo stress in modo adattivo rispetto al resto della popolazione, ottengono punteggi molto alti nella scala dell'alessitimia (che esprimono una marcata difficoltà a riconoscere le emozioni e a comunicarle verbalmente) e appaiono essenzialmente orientati verso gli altri nel tentativo di evitare conflitti.


Allo stesso tempo, i ricercatori hanno anche evidenziato come nel tempo, la malattia stessa determini modificazioni a livello cerebrale che portano i soggetti che ne sono affetti a reagire in modo diverso a stimoli ambientali e sociali.



Dott.ssa Laura Tirloni

Psicologa - Psicoterapeuta

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