La salute in pillole

I TRIGLICERIDI







I TRIGLICERIDI

di Nicolina Leone - I trigliceridi sono il prodotto finale di una reazione chimica che avviene tra acidi e un tipo di alcool.

Nonostante siano comunemente definiti “esteri del glicerolo” (o glicerina) è possibile rintracciarne diverse varianti anche in particolari catene di acidi grassi: tutto dipende dalla quantità di molecole coinvolte.

Nella reazione chimica in cui ritroviamo acidi grassi e glicerina, si determina un gruppo di elementi con cui quest'ultima si esterifica al fine di realizzare a nuove combinazioni che prendono il nome di:

  • Monogliceridi (nel caso in cui sia coinvolta una singola molecola)
  • Digliceridi (2 molecole)
  • Trigliceridi (3 molecole)

Non è tuttavia la sola divisione dal punto di vista chimico: anche gli stessi trigliceridi hanno sottocategorie per singola combinazione di fattori.

Si definiscono:

Trigliceridi semplici, nel momento in cui la loro composizione evidenzia una catena di tre acidi grassi identici tra loro.

Si parla di trigliceridi misti quando gli elementi interessati differiscono tra loro.

A secondo della rarità è possibile trovare:

Trigliceridi misti costituiti da due acidi grassi appartenenti al medesimo gruppo e uno estraneo, o addirittura una combinazione di tre acidi grassi che differiscono l'uno dall'altro.

 Funzioni e assimilazione

I trigliceridi svolgono il ruolo di riserva di energia, che, prontamente accumulata nell’organismo è disponibile nei momenti di maggior bisogno. Le molecole interessate si depositano principalmente nel tessuto adiposo e sebbene non siano solubili in acqua, il processo di sintesi che li converte in energia avviene in diverse zone che comprendono:

  • Fegato
  • Intestino
  • Reni
  • Ghiandole
  • tessuto muscolare
  • tessuto adiposo

Com’è assunta la dose quotidiana di trigliceridi?

Come detto prima, essi sono il risultato di una reazione che avviene tra acidi grassi e glicerina. Prendendo in considerazione i lipidi introdotti nel proprio regime alimentare, si può tranquillamente dire che i trigliceridi sono assimilati dopo il processo di scomposizione delle varie molecole lipidiche. Questo processo serve a separare i trigliceridi da elementi secondari che andranno depositati in altre parti del corpo, oppure espulsi in seguito. Seppure in forma minore, è possibile rintracciare una piccola porzione di trigliceridi anche in colesterolo e fosfolipidi: ne consegue che difficilmente si contrae una carenza in forma grave.

Al contrario, accade spesso un surplus di produzione dei trigliceridi, che sebbene introduciamo nel nostro organismo grazie ad una dieta bilanciata, si presentano come prodotto finale di una reazione che parte dai processi interni. La loro creazione è dovuta ai carboidrati (spesso in eccesso) che stimolano il processo di sintesi.

In una condizione fisica ritenuta sana l'accumulo di trigliceridi si compie in poche ore, trovando il vero e proprio assorbimento molecolare una volta giunti nell'intestino tenue. Pancreas e fegato svolgono un ruolo di supporto al fine di garantire la corretta separazione degli elementi grezzi, che sono inviati al tessuto adiposo e disposto in attesa di una richiesta energetica da parte del proprio corpo. In questo caso, i trigliceridi accumulati fino a quel momento sono immediatamente inviati al tessuto muscolare che richiede riserve di energia extra

 Monitorare i trigliceridi

Tenere sotto controllo il livello di trigliceridi nel proprio corpo è particolarmente utile per la prevenzione di alcune malattie di carattere cardiovascolare. Questo riguarda nello specifico, percentuali troppo alte che derivano dalla produzione non necessaria, associata ad un regime alimentare ipercalorico. Nei peggiori dei casi è possibile contrarre diverse patologie di carattere cronico tra cui rientrano:

  • Arteriosclerosi
  • Ictus celebrale
  • Infarto

Proprio a tale proposito è consigliato adottare una dieta povera di colesterolo (ma che possa comunque compensare i livelli minimi richiesti dal proprio organismo) con un valore di trigliceridemia che non deve superare i 150 mg/dl.

Gli stessi trigliceridi forniscono un ottimo campione per la misurazione del proprio stile di vita e in particolare della condizione di peso forma del singolo individuo, trovando un valore ideale tra i 40 ed 80 mg/dl. Si tratta di dati che fanno riferimento a una condizione fisica allenata, con un regime alimentare sano ed esercizio quotidiano.

Per valutare al meglio una condizione che possa sfociare in sindrome metabolica, occorre prendere in esame non solo il livello dei trigliceridi ma anche fattori tra cui rientrano il valore glicemico a digiuno e la propria pressione.

Un semplice esame del sangue è sufficiente a monitorare con efficienza il livello di trigliceridi in un determinato momento, ma non la velocità con la quale essi sono smaltiti in seguito al consumo di riserva energetica extra. 

 Abitudini da evitare

Nel periodo precedente gli esami del sangue, evitare assunzione combinata di uno o più farmaci in grado di modificare i livelli di trigliceridi. Medicinali a base di cortisone presentano una forte tendenza ad aumentarne il valore, a differenza d’integratori vitaminici che procurano una notevole riduzione dei parametri generali: si consiglia inoltre di sottostare a una giornata di digiuno (dalle 12 a 24 ore) in cui limitarsi ad assunzione di liquidi.

L'alcolismo rappresenta una delle principali cause di un netto sbalzo nei valori standard di trigliceridi.

La pillola anticoncezionale e farmaci beta bloccanti accentuano il problema.

Ciò peggiora ulteriormente se si manifesta con carattere cronico, provocando seri danni al fegato. Allo stesso modo, un’eccessiva assimilazione di carboidrati nel proprio regime alimentare sovraccarica la produzione sfociando spesso in condizioni di:

  • Nausea
  • Ipertiroidismo
  • Angina
  • Gravi casi d’infarto miocardico

 Cure e rimedi alternativi

Il primo approccio terapeutico per ridurre i livelli alti di trigliceridi è la somministrazione di Statine, in seguito per mantenere i valori accettabili si usano i Fibrati, Omega-3 e Sequestranti degli acidi biliari e Acido nicotico.

Inutile precisare che il farmaco da solo diventa un palliativo se non è associato a un regime alimentare personalizzato allo scopo di ridurre la patologia. Quindi non illudetevi che l’assunzione di statine e simili vi mettano al riparo dalle conseguenze!

Chi volesse mantenersi in buona salute senza arrivare a stadi preoccupanti, può fare prevenzione e cura assumendo concentrati liofilizzati di alimenti naturali: soia, olio di pesce, aglio, carciofo e garcinia Cambogia.

I macerati idroalcolici di rosmarino, olivo e prugnolo, invece lavorano sul metabolismo basale contribuendo a tenere sotto controllo anche il colesterolo.

A tutto ciò è di fondamentale importanza associare una leggera attività fisica costante e la giusta alimentazione.


























































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